DOGANA                                               piazza della Dogana

 

TARGA:  non c’è più

 

da Vinzoni, 1757. Il palazzo e la piazza del Monastero con la Marina, dove delimitata dal Baraccone del sale, sorgerà la piazza.. Dall’angolo con la piazza del Monastero, molto malamente si leggono i proprietari di alcune case: verso ponente sino alla crosa dei Buoi= ecc.mo principe Centurione; sig.r Simone Morta; Francesco Rumero; (nella parte più larga) sig. Batti(sta) R...i; sig.r Daniri Grongivia; sig. Sebastiano Galiano; sig.ri Giacomo Fras...; ecc.mo Pri.pe Centurione.

 

QUARTIERE ANTICO: Canto

 da Pagano/1961

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2779   CATEGORIA 3

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:  22700

 

UNITÀ URBANISTICA: 26 - SAMPIERDARENA

 da Google Earth, 2007

 

CAP: 16149  

 

PARROCCHIA:  NS della Cella

 

STORIA:   Nella carta del Vinzoni, si vede che era tutta spiaggia, senza alcuna costruzione se non - a ponente, il Castello, o palazzo del Municipio-    Con la costruzione del Baraccone del Sale e dei palazzi ad est di esso, si formò un primo spiazzo anonimo che solo ai primi del 1900 acquisì un nome molto probabilemnte legato agli uffici specifici.

Quindi, la piazza c’era già all’inizio del secolo e citata dal Novella, quando da quella parte a mare della strada, le case attuali ancora non erano state costruite tutte, come ora . Siamo in pieno quartiere del Canto.

   Unica, una guida di san Pier d’Arena del 1914 che testimonia che per andarci,  da piazza VVeneto (allora p.zza F.Ferrer), occorreva seguire l’itinerario “da via N.Barabino (via Carzino), voltare a sinistra in via Cristoforo Colonbo (via San Pier d’Arena), 2ª a destra” (oggi corrisponderebbe allo stacco tra il Comune ed il palazzo del Sale). Non ho trovato altre fonti che attestassero dove altrimenti fosse  esistito una  dogana sulla spiaggia: si presume indichi quindi direttamente la parte a ponente del Palazzo del Sale, chiamata anche “Deposito delle Gabelle”. Questa  localizzazione, potrebbe indurre a  limitare l’esistenza dell’ufficio, solo al traffico  del sale, seppur importantissimo ovviamente. Ma  poiché il termine “dogana” significa un punto organizzato per la riscossione di tributi  per merce che entra o esce da uno “stato” ( mentre si chiama “dazio”  lo stesso tributo, ma posto ai limiti di zone interne come era il servizio sul ponte di Cornigliano oppure in via Campi al limite con Rivarolo ed ai piedi della collina di san Benigno), offre la possibilità di pensare che dentro alle possenti mura del baraccone si ospitassero degli uffici  ad ampio spettro merceologico;  e poiché non certo a San Pier d’Arena potevano essere i confini della Repubblica Genovese  a parte quelli provenienti dal mare, si va a chiarire che sulla nostra spiaggia anche senza pontili particolari,  arrivava merce che veniva imbarcata o sbarcata direttamente dai navigli, senza usufruire dei servizi del grande porto del capoluogo.

   Si legge che il nostro  borgo (e poi città), anche senza pontili,  aveva un movimento navi piuttosto rilevante ed assolutamente indipendente da Genova.  In una lettera del dic.1761 viene fatta una denuncia da parte dei “famuli” ossia “Cavalleri delle Gabelle della Casa serenissima di san Giorgio”, perché un bastimento di Loano, dopo aver sbarcato dell’olio da consegnarsi al sig. Cambiaggio Stefano, poi avevano raccolto sabbia per la zavorra in luogo proibito.

Nel giugno 1838, il Consiglio Comunale decide costruire dei baracconi per le regie Dogane, con restrizione dei punti di imbarco e sbarco dalla spiaggia.

Ancora negli anni a metà secolo (1850, circa),  gli armatori cittadini avevano sbarcato   ben 542mila tonnellate di sale da Cagliari; e  sempre direttamente sulla spiaggia anche  7.500 tonnellate di foglie di tabacco da lavorare nell’appena costruita Manifattura Tabacchi (di via E.Degola); sappiamo che altri comandanti di  bastimenti da cabotaggio facevano lucroso traffico con  i porti del basso Mediterraneo; e di altri che muniti di grosse scune o piccoli brigantini andavano sulle coste di Tripoli ad acquistare partite di sparto indirizzate alla Carena e Torre nata in quegli anni. Con moderno macchinario costruiva cavi, dai più sottili ai più grossi, per il fabbisogno di qualsiasi bastimento anche attrezzato per navigazioni transoceaniche. Posta alla Marina, dove forse poteva operare direttamente lo sbarco del materiale suo necessario, nel 1847 le nacque adiacente l’officina metallurgica del Taylor e Prandi e con loro ebbe delle controversie per l’occupazione dell’arenile (si legge che Taylor –malgrado avesse ottenuto il finanziamento statale per aprire una officina solo ad uso costruzione e riparazione locomotive e quindi senza utilità della marina- era riuscito ad assicurarsi (e quindi aveva idee espansionistiche in direzione navale) l’uso della spiaggia antistante il suo Meccanico, grazie all’intervento dell’Azienda Generale delle Strade Ferrate che avevano dato l’ordine all’Intendente Generale di non rinnovare alla corderia la concessione di quel tratto di litorale necessario per il maggior sviluppo dello stabilimento metallurgico eretto in quella località). La diatriba si risolse quando l’Ansaldo ricorrendo all’esproprio per pubblica utilità, obbligò la Carena a spostare tutta l’azienda al Campasso. L’edificio della Carena fu demolito nel 1916 dalla ditta Valverti & Cerruti (con l’intenzione di costruire uno stabilimento per trattamento termico dei proiettili prodotti dal vicino proiettificio, ma finita la guerra, non fu eretto ed il lotto fu usato come balipedio).

   Vi sbarcavano anche semi oleosi da raffinare, ed olio ( la città era il vero deposito in materia, di tutto il commercio genovese . Sempre a metà 1800 circa, affluivano in zona più di 61mila barili d’olio, dei quali più della metà veniva riesportato; e solo per questa merce, la dogana  introitava più di 1000 franchi al giorno); e  materie prime per i 17 saponifici esistenti (che richiedevano 20 mila barili di olio e 578 tonnellate di soda, per produrre 2000 tonnellate di sapone); ed infine anche materiale per i cantieri navali (sicuramente già esistenti dal 1248 con traccia scritta di un certo Guglielmo di Coronata;  sino all’ultimo, più noto fu tal Francesco Casanova (vedi C45), i cui eredi però furono tosto obbligati a trasferirsi a Sestri ).

   Nel 1922 DeLandolina scrive «vi sorgono gli uffici doganali»; il suo testo è pieno di errori, ma qui sembra decisamente sicuro della loro presenza.

   Nel 1933 nella piazza al civ. 2 vengono descritti esserci:  il ‘Deposito generi di Monopolio (sale)’ ed un ‘Ufficio compartimentale per i servizi commerciali e fiscali’, ambedue gestiti dalla regia G.di Finanza.

   Era in questo slargo, che si esibivano i comici-clown Fagiolino e Padella, in concorrenza reciproca nel tentare di strappare delle risate negli anni del dopoguerra (un piccolo palco, due baracche qualche panca e sedie sparse).

   Sempre, nel 1940 andava da via N.Barabino al mare, ove al civ.2 erano i Monopoli di Stato, e l’’uff. compart. serv. comm. e fiscali Monopoli Stato’.

 

 

STRUTTURA e CIVICI

2007- civici dispari da 1 a 3; pari da 2 a 4

 

La piccola piazza è posta tra via San Pier d’Arena e lungomare G.Canepa, a ponente del Palazzo del Sale.

   Nell’anno 1900 fu ufficialmente proposto il nome di “piazza della Dogana” a quella che già veniva chiamata “piazzetta detta della Dogana”, posizionata a ponente del Palazzo del sale. Evidentemente fu accettata apparendo così chiamata nel primo elenco delle vie e piazze pubblicato dal Comune nel 1910, nel quale è genericamente posta da  ‘via C.Colombo al mare’ e con un solo civico, il 2.

   Nell’anno 1927 appare inclusa nelle strade della Grande Genova, senza ‘della’, classificata di 5a categoria.

   Il Pagano 1950 segnala nella piazza al civ. 2 la presenza del ‘Monopolio di stato Cartine e Tubetti per sigarette’.

  Al fianco ovest del ‘Baraccone del Sale’ ancora negli anni 1990 era attaccata una piccola appendice-casetta che improvvisamente crollò causando anche  una vittima: venne così rasa al suolo ed eliminata, lasciando il segno sul muro esterno; forse  con essa, anche con la targa della piazza, visto che non c’è più.

   L’unico civico nero, il 2, fu soppresso nel 1974, murando la porta. Ed è ancora a questo numero che fa riferimento la Soprintendenza  per i beni architettonici per vincolare e tutelare lo stabile dal 1984 (erroneamente chiamandolo ‘palazzo manifattura Tabacchi ex depos.Sale’).

   La società bocciofila che si apre nel piazzale, ancora nel 2004 reclamizza la sua sede in ‘piazza della Dogana’.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale Toponomastica

-Cevini-Torre—Architettura e industria—Sagep.1994—pag.125

-DeLandolina GC.-Sampierdarena-Rinascenza.1922-pag.40

-Gazzettino S. : 4/98.4 +  

-Gazzo E.-I 100 anni dell’Ansaldo-Ansaldo.1953-pag.39

-Lamponi M. –Sampierdarena- LibroPiù.2002- pag. 63

-Novella P.-Strade di Ge.-Manoscritto bibl.Berio-1900-pag.17

-Pagano/1933-pag.246--/40-pag.276--/50–pag.514---/1961-pag.565

-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.50

-Tuttocittà cartina

-Tuvo Campagnol.-Storia di Sampierdarena-D’Amore.1975-pag.38  

-non c’è = nella cartina di Pagano/61 (quadro 120) + Annuario archidioc./94.402