GHIGLIONE                                via  Bruno  Ghiglione

 

 

 

TARGHE: via - Bruno Ghiglione – caduto per la libertà – 1924 – 19-5-1944

                    Via – Bruno Ghiglione – caduto per la libertà – 1924 - 1944

angolo con piazza Modena

angolo con via della Cella

 

QUARTIERE MEDIEVALE: Castello

 da MVinzoni, 1757. In giallo via della Cella; fucsia villa Centurione del Monastero; rosso, la chiesa della Cella

 

 

 

 

 

 

N° IMMATRICOLAZIONE: 2782,    CATEGORIA: 2

 da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°: 29180

UNITÀ URBANISTICA: 26 - SAMPIERDARENA

  da Google Earth, 2007. In celeste il Teatro Modena; rosso la chiesa della Cella

CAP: 16149

PARROCCHIA:  NS s.M.della Cella

STRUTTURA:  strada comunale a senso unico , unisce piazza G.Modena a via della Cella - vico del Centro; lunga 85,46 m e larga 5,74 con 2 marciapiedi.

STORIA: prima di essere dedicata al partigiano (con delibera della Giunta comunale del  26 apr.1946) , era stata dapprima intestata  via dei Triari e poi, per delibera del podestà del 19 ago.1935, via Mazzini.

===civ 2-4-6 era sede della antica farmacia di Angelo Raffetto (che divenne poi di Bisio Aristide ed Ornella, i quali in lunghi anni di attività diedero il nome proprio alla farmacia che da allora era comunemente conosciuta come ‘Bisio’ (con questo nome è ancora citata dal Pagano/50). Essi cedettero poi la direzione alla dr.ssa Pedemonte AnnaMaria. A sua volta questa, trasferendo la sua professionalità alla farmacia di via San Pier d’Arena e poi in quella di via S.Canzio, lasciò le redini al dr. Fioretti Paolo il quale nel 1999 decise trasferire tutto l’esercizio in via Buranello. Ultimo titolare è il dr Nostro Gaetano che ha mutato il nome in ‘farmacia Modena’). Attualmente (2003), da 4 anni i locali sono vuoti, abbandonati.

 Del dottor Raffetto, vedere alla via omonima.

CIVICI

2007 – NERI   = da 1 a 5                                e da 2 a 12

            ROSSI = da 1r a 41r (manca il 21r);   e da 2r a 24r

===civ. 1 che fa angolo con vian della ella, ha il potone contornato da marmo finemente decorato in stile Liberty di fine 1800. Purtroppo tale bellezza è poco ammirabile, per la sosta permanente di vetture ben accostate al marciapide molto stretto.

===  dispari rosso – negli anni 60-70 esistevano nella via due negozi di pescivendoli oltre quelli con carretto ed altri in via della Cella; uno si chiama Rosario, poi Carletto, poi Mario + un macellaio Attilio (che poi andò in via Giovanetti di fianco all’orefice Mango)

===civv. 2 e 4 sono in un unico edificio, decorato nello stesso modo con eguali fregi esterni, lesene ed appoggiabalconi; nel 2010 le due diverse amministrazioni hanno giudicato: la metà di levante colorare la facciata di un gialloverde, la metà a ponente lasciare un datato rosso mattone.

                                       

===civ. 2r e  4r sono relativia due vetrine – la prima anche ingresso - della e x-farmacia Raffetto-Bisio che si apriva principalmente in via della Cella. Da molti anni chiusa, ed i locali vuoti.

                   

===civ.12r il negozio ‘pescheria Carletto’, di  Carlo Argeri, personaggio 


famoso sia per la merce ittica venduta, da tutti riconosciuta di prima qualità , sia per la attività imprenditoriali: nato nel Polesine nel 1904, venne a San Pier d’Arena a tre anni, e dopo aver fatto l’ansaldino, si dedicò al negozio del suocero; divenuto anche imprenditore-costruttore, nel 1938 costituì la Cooperativa edilizia ‘san Martino’ (sull’area della distrutta Cooperativa Avanti, in via C.Rolando) finanziando l’erezione di alcuni palazzi operai. Di servizio in marina durante il conflitto,


alla Liberazione riprese lavoro legato al mercato del pesce; intraprese attività politica  iscrivendosi nel PSI e nel 1948 diede vita alla ‘cooperativa La Rinascita’ erigendo per primo il civ. 29a di via Cantore  e poi  altri caseggiati.

  Nel 2003 il pittore C.Piterà vi ha aperto  un salone di esposizione dei suoi quadri, che però è quasi sempre chiuso ed inaccessibile. Per l’occasione ha ristrutturato non solo la porta di ingresso ma anche il prospetto esterno dei montanti, resi totalmente rettangolari, e diversificandosi dagli altri che hanno il lunotto nella parte superiore: nella strada che è ormai semideserta e con ben altri problemi di vivibilità è una sciocchezzuola, ma nell’insieme a me appare una stonatura... d’artista.

  Nel 2010 il locale è vuoto ed è offerto in affitto

===civ. 6 è dato, con numerazione in targa marmorea, ad una porticina che chiude il vano tra i due palazzi affiancati (il 4 e l’8); la quale essendo sempre chiusa non ci fa sapere cosa ci sia. Nella carta del Pagano il civico è saltato

===civ. 8    la facciata è molto più semplice dei precedenti, da palazzo di operai

===civ. 20r ex locale del noto ‘figaro’ salernitano Benito D’Auria, subentrato ad un bar di due sorelle (Adriana e...) negli anni 1980. Chiuse l’attività nel 2005. C’è un magazzino di materiale utile per il teatro

===civ. 22r nel 1950 l’unico bar della via,  di Balbo Giuseppe

===civ. 10.  A fianco e nel retro del teatro c’era, sino al 1998 il mercato ortofrutticolo cittadino all’ingrosso. Vi fu trasferito alla distruzione di ‘piazza Tubino’ (Il Secolo riporta le parole dell’architetto ultimo restauratore che afferma: ‘inaugurato nel 1905’).

 

      

2010                                          1970 nella strada                                        idem - piazzale interno

Le voci dei rivenditori, già dalle prime ore antelucane dell’alba, per tutta la mattinata, animavano la zona di interessati e gente comune e creavano un ambiente tipico di alta vitalità anche nei dintorni, ripieni di gente indaffarata ed attiva; le botteghe attorno divenivano punti di riferimento e quindi vere e proprie istituzioni: caratteristica viene ricordata la figura di una Rosetta Campodonico che occupava una bottega di fronte al mercato: in essa si vendevano decotti sia decongestionanti la tosse catarrosa per il freddo, sia per depurarsi dalle sbronze , cicchetti e ripetuti ‘gianchin con-a fugassa’; e la vicina merceria (ove ora è il ristorante) gestita da una simpatica, miope ma precisissima lavoratrice dell’uncinetto e degli aghi da cucire, per creare pizzi, decorazioni d’abito e merletti.  Addirittura due erano le pescherie; attiva era la antichissima farmacia; magazzini e depositi (degli Zerega e dei Saluzzo) si alternavano con tre bar, una salumeria ed un farinotto. Vi operavano 40 grossisti di frutta e verdura, calati a 22  negli anni ’70 (è buffo constatare come solo vent’anni fa, tutta quella vitalità fosse denunciata dai soliti scontenti, come ‘grave pregiudizio del traffico’; considerato la ristrettezza delle attrezzature, davano fastidio -somigliando ad un accampamento per zingari - gli stand provvisori e fantasiosi dei commercianti all’ingrosso che con le cassette o gabbiette di frutta occupavano buona parte dei marciapiedi e creavano un discreto caos: adesso siamo accontentati: la strada si è letteralmente spopolata,  la zona appare tutta in ordine, ma sembra essere come nel ‘foyer’ del teatro, da percorrere... in punta di piedi).

  fattura della Coop.

Ovviamente gli operatori nel mercat, si erano organizzati creando una “Cooperativa Mercato ortofrutticolo di Sampierdarena srl”che nel 1973 aveva sede in via Dattilo; ed un “Gruppo Portatori agricoli – Mercato ortofrutticolo di Genova” indirizzato ai facchini, con statuto e regolamento interno (concorrenza interna, ripartizione equa, assicurazione e mutualità, diritti e doveri).

 

Alla sua chiusura, l’edificio è stato ristrutturato dalla società ‘Sviluppo Genova’ –deputata a ricuperare e riqualificare le aree industriali dimesse- a complemento del teatro e per attività socio-culturali, acquisendo l’ingresso per gli uffici al civ. 10 e dandoil il nome di “Sala Mercato”, di proprietà in concessione al Teatro dell’Archivolto, all’entrata principale che non ha civico scritto.

 

 

     

anno 2010                                             anno 2000 - sala mercato in fase di lavori

 

Sono oltre 2000 mq compresi i seminterrati ed i piani alti ristrutturati con una spesa di 2,5miliardi di vecchie lire. Con i contributi offerti quale cofinanziamento dalla Comunità Europea, la Regione progettò l’apertura nel piano rialzato -dove erano i banchi dei verdurieri- di un piccolo teatro di 18mx22 da 150-300 posti a sedere (ad uso prove, incontri, dibattiti; conservate le colonnine liberty in ghisa che dividono in tre navate la stanza: sono state riempite con un’anima in acciaio a sorreggere il soffitto che è servito da ballatoi e ponti mobili; il pavimento ha piattaforme mobili che permettono molteplici variazioni di forma a seconda delle più disparate necessità; le pareti hanno pannelli scorrevoli che possono chiudere le finestre o aprirle fino a divenire loggiato. E’ stato inaugurato nell’ottobre 2001 con lo spettacolo –metà musical e circo- ‘la storia di Onehand Jack’ con la regia di Giorgio Gallione e tratto da un breve racconto di Stefano Benni); stanze per uffici, riunioni e programmazioni per la compagnia dell’Archivolto; un ascensore per i disabili con cui potranno accedere ai palchi ed un montacarichi per le strutture; confortevoli camerini dotati di bagno e doccia; un collegamento sotterraneo con il sottopalco del Modena ed uno a passerella, all’ultimo piano in alto.

 

Altrettanto senza civico sono due altre entrate a seguire le precedenti, una definita “biglietteria” e l’altra “Teatro dell’Archivolto”.

=== civ.   r negli anni 80 era occupato da un porcaio, il quale già al mattino presto trovava una coda di acquirenti di ciccioli, ariste, zamponi, ecc. con 3-4 persone a servire. Il titolare era anche un provetto alpinista e, in occasione di una spedizione alpinistica, morì in incidente.

===civ. 19r Lamponi dice che c’era in epoca fascista la sartoria Ogliari Ubaldo, specializzato in divise militari, dove l’antrace predominava  perché prescelto quale colore simbolo dell’ideologia. Voci controverse lo fanno una delle vittime della rappresaglia partigiana alla Liberazione.

===civ. 23r: dal 1991 è stato sede redazionale della cooperativa ‘Radio Lanterna City, nata nel 1987 in scissione da R.S.1, e di cui era direttore l’indistruttibile Rino Baselica con capitale sociale proveniente da quote dei soci volontari. Il centro operativo  trasmettendo dalle ore 7 alle 24 su due frequenze, conta di molti soci e di entusiasti collaboratori sui più svariati temi: sociali, pensionati, musica locale, dialetto (famoso il buon Pingas (cioè Pino, già lettore nelle case cittadine della numerazione del gas) con musiche dialettali e rifacimenti di tipo Marzari), opinionistica, nonché una vasta rete di ascoltatori-sostenitori della provincia di Genova arrivando a sparsi auditori per la Liguria con i quali organizzare anche gite e cenate. Nel 1990 rimase famoso nell’ambiente, il record  di Salvatore Morella che da solo gestì la trasmissione per 24 ore consecutive.

===37r  l’attuale unico bar, chiamato nel 2010 “dammideltu”.

 

Nel 2002 han chiuso tutti i negozi: c’era tanta animazione e saracinesche aperte: una macelleria, un barbiere, una polleria, ben quattro pescherie, il grande pittore su citato che modificò tutto l’ingresso, anche il fornice della facciata; nel 2008 ci sono ancora un verduraio (Antonio Costa) ed un falegname (Giorgio Ligresti) e tanto squallore...”le antiche botteghe”  un sogno del CIV se crede che Minniti  avrà i tre miliardi che ha promesso per la rinascita del centro (arredi, pavimentazione, illuminazione, un ZTL ed isola pedonale (...l’isola che non c’è). Infatti nei programmi del CdC (Minniti&C), del maggio 03, c’era la riqualifica della strada a destinazione “strada degli artigiani” e d’estate “Isola della Natura”, senza macchine. Buonanotte: ché, nel 2010 è ancora buio fondo e deserto grigiofumonero. 

Praticamente, nel 2010 tutti gli altri civici rossi dispari, che erano occupati da grossisti verdurueri e fruttivendoli, a parte uno dedicato ad ufficio privato, appaioni chiusi.

La strada finisce con il 5 nero e 41rosso, in un palazzo  senza decorazioni che a ponente offre la facciata sulla piazza.

   

DEDICATA al giovane sampierdarenese, nato il 18 ott.1924 da Pierino e da Marchese Vittoria, il quale allorché operaio, per fuggire la leva repubblichina, fuggì in montagna arruolandosi nella brigata (chiamata “brigata autonoma militare”) comandata dal cap. G.Carlo Odino (anch’egli fucilato al Turchino).

   Fu catturato nelle immediate conseguenze di una delle più vaste operazioni di rastrellamento operata dal comando tedesco nella nostra regione ed alessandrino: furono impiegati 20mila uomini dei reparti Alpenjager dotati di armi automatiche e mortai, rincalzati da aereo cicogna, autoblinda, cingolati, gruppi lanciafiamme ed artiglieria; concluso il movimento  di accerchiamento procedettero per tre direttrici  nella notte tra il 5 e il 6 apr.1944  contro le formazioni partigiane operanti nella 3.a zona, racchiusa tra Voltaggio, Capanne di Marcarolo, Lerma, Mornese e laghi della Lavagnina.    L’operazione creò gravissime ripercussioni sulla organizzazione partigiana ed il completo disfacimento di alcune brigate stesse: 78 ragazzi in combattimento; altri prigionieri, catturati nell’operazione,  furono condannati ed immediatamente fucilati a gruppi di cinque in località  la Benedicta (AL, un ex convento, lungo il sentiero verso il Gorzente): 97 furono le salme rinvenute nelle fosse.

Grave fu anche l’azione punitiva verso la popolazione della zona, con ostaggi, uccisioni, devastazione delle case ed incendi.

   Tutta l’operazione  si concluse con 175 morti e 25 feriti tra i partigiani, nonché molti imprigionati e oltre 200 deportati (e mai più tornati), contro i 55 tra morti e feriti tedeschi.

   Ghiglione, fu uno dei primi ad accorrere nel luogo dell’eccidio, impegnandosi nel ricupero e riconoscimento dei caduti, gettati in una fossa comune scavata dagli ultimi uccisi e cosparsa di calce.

   Fu  catturato a Masone, e fatto prigioniero con altri 39 (13 furono fucilati subito) e  trasferito dapprima  a Marassi, poi alla Casa dello Studente (ove comandava il magg. S. Engel, membro superiore delle SS ) per interrogatorio e tortura.  

   Il tribunale di guerra tedesco lo condannò a morte, ma la pena fu tenuta in sospeso perché per interessamento dell’arcivescovo era stato previsto un provvedimento di grazia.      

   Ma il 15 mag.1944 un comando GAP di Genova, decise una azione di guerriglia nascondendo un chilo di tritolo in una borsa e deponendola nel cinema Odeon di via E.Vernazza a Genova, frequentato solo da soldati tedeschi: nell’esplosione ci furono quattro morti e 16 feriti, tra cui 4 gravi.

   Per rappresaglia, secondo lo schema di 10 italiani per un tedesco (come per via Rasella a Roma),  fu revocato il provvedimento di grazia; nella notte del 18 magg.1944, dalla IVa sezione di Marassi furono prelevati - prescelti dal prefetto della Repubblica di Salò, Basile e per decisione del ten. Kass (incaricato degli elenchi di cittadini da fucilare per rappresaglia, o da deportare )- 42 prigionieri politici  e 17 partigiani rastrellati alla Benedicta (c’era anche W.Ulanowski): furono portati al colle del Turchino in località Fontanafredda e nella mattina del 19 maggio 1944,  fucilati due a due tutti  i 59, da soldati della Kriegsmarine e delle SS (vedi a Ulanowski altre notizie in merito).

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale - Toponomastica, scheda ***

-AA.VV.-Annuario Archidiocesi-/94-pag.409-/02-pag.446 +

-AA.VV.-Contributo di SPd’A alla Resistenza-PCGG.1993-pag. 36.74.132  

-AA.VV.-35°Spd’Arena    

-D’Oria S.-Sampierdarena   San Teodoro-DeFerrari.2001-pag.49

-Gazzettino Sampierdarenese:   9/78.1  +  2/88.7   +   2/90.7  +  9/90.17  +

                                                   3/91.11

-Genova, rivista del Comune:  3/56.2   

-Gimelli G.-Cronache militari della Resist.-Carige.’85-I-pg.152.236-8                                                -                                                                                              -III-pag.76  

-Il Secolo XIX :  18/10/01  +  20/2/00.35la chiama via ghigliotti  + 01/03/02  +   

                            15/02/03

-Lamponi M.-Sampierdarena-LibroPiù.2002- pag.64

-Magnani L.-Il tempio di Venere-Sagep.1987-pag.

-Novella P.-Guida di Genova-Manoscritto bibl.Berio.1930-pag. 18

-Pagano –Annuario di Genova-ed/61-pag.226   

-Poleggi &C.-Atlante di Genova-Marsilio 1995-tav.34