GUERRAZZI                             scalinata Francesco Domenico Guerrazzi

 

   Corrisponde all’attuale scalinata dei Landi.

   Attualmente – da dopo il 1940 - è  in zona san Francesco d’Albaro.

   Prima di tutte le altre localizzazioni, titolava il vicolo che oggi è dedicato a Nicolò Bruno.    Però, volendo onorare GB Perasso, all’inizio secolo si pensò sostituirne la titolazione donando quella viuzza al Balilla essendo in zona più centrale; e cercando altra ubicazione per il Guerrazzi.       

   Si pensò alla scalinata, però nel 1910 ancora non appare ufficializzata, anche se il nome venne scritto a penna, a margine. Solo il 16 sett.1914, fu proposta spostare la titolazione  alla scalinata che si distaccava da via Alessandro Manzoni (cioè dall’attuale via G.B.Sasso) e saliva in via G.B.Monti; corrispondeva quindi al primo tratto dell’attuale scalinata dei Landi; (quindi in assegnato con delibera comunale negli anni 1914-20), con l’indicazione limitativa ‘da via Manzoni a via G.B.Monti – vicino fonderia Fava’, i cui capannoni corrispondono a quelli ancora esistenti in via Sasso.

    Anche alla Toponomastica comunale non c’è la scheda relativa a questa titolazione; però sulla targa in marmo dell’attuale, in basso sta scritto ‘già scalinata FD Guerrazzi’.

 

DEDICATA al poliedrico eclettico livornese, nato 12 agosto 1804 mentre a Livorno era una epidemia di febbre gialla, da FrancescoDonato (umile intagliatore del legno) e da Ramponi Teresa. Studiò presso il collegio dei barnabiti della propria città avendo come insegnante il genovese padre Giambattista Spotorno, classicista, che ebbe il merito d’avviarlo all’uso della buona lingua italiana. 


 Definito di carattere scontroso, turbolento, apparentemente sempre sdegnato, effervescente ma, di contrapposto anche assai arguto, puntiglioso ed iperattivo. Acquisì la laurea in legge a vent’anni (1824), e dapprima tentò esercitare la professione mentre


poliedricamente si dedicava su vari fronti: 

-uomo:  nel 1835 adottò i due figli del fratello defunto. 

-traduttore di Goethe, Schiller e Byron pubblicati su “Indicatore livornese” da lui fondato nel 1828 e vissuto sino al 1830.   

-scrittore  Sul suo giornale esprimeva anche  le idee democratiche e repubblicane

Come artista-poeta-romanziere fu assai fecondo, producendo i famosi romanzi “l’Assedio di Firenze” del 1836; “Beatrice Cenci” del 1853; “il Pasquale Paoli” del 1860 dedicato a Garibaldi; “Il secolo che muore” del 1885 con temi naturalisti; le “Memorie” del 1877 comprendenti gli scritti fatti in carcere; ‘Veronica Cybo’ e ‘Isabella Orsini’.  Non ultimo, “la battaglia di Benevento”, una storia ambientata nel medioevo e che gli dette la fama. A Genova scrisse “l’Asino”;  molte novelle e la satira “Serpicina”. Sono opere sue la  Storia del sec.XVI; il Sogno, La torre di Monza o  Storia d’un moscone. Egli, come tanti altri letterati e patrioti  del tempo, scrisse una grandissima quantità di lettere, molte pubblicate e conservate.

Con lui si fa nascere il romanzo storico romantico risorgimentale.

 A Livorno divenne accademico della Labronica.

-come politico-militare, Fra idee di rivolta e scritture repubblicane, era venuto a contatto con le idee di Giuseppe Mazzini; si iscrisse nella Giovine Italia, divenendo entusiasta attivista (questo, quando solo parteggiare col repubblicano significava escludersi possibilità di carriera nel regno, ed essere “tenuto d’occhio” da tutte le polizie dei vari Stati). Così, oggi classificabile fervido patriota, da presto fu visto come un eroe incitatore del popolo; ma altrettanto subito incontrò e subì diverse avventure:  prese parte ai moti del 1821; subì l’esilio dalla Toscana, fu 2 volte arrestato per cospirazione (1831-34 e finì nel forte della Stella di PortoFerraio (dove scrisse L’Assedio di Firenze e tracciò le Note Autobiografiche). Liberato, mentre continuava a scrivere, si allontanò dalla società segreta  proseguendo l’attività professionale (fu l’avvocato di Francesco de Larderel, proprietario dei soffioni boraciferi; questa difesa gli procurò altrettanta fama ed una certa ricchezza economica).

Il 27 ottobre 1848 fu nominato dal Granduca si Toscana ministro degli Interni. Nel 1848, in seguito ai moti carbonari e secondaria  fuga del granduca di Toscana, Leopoldo II a Gaeta, fece parte del Governo Provvisorio ma opponendosi strenuamente alla fusione della Toscana con la Repubblica Romana

Dopo la sconfitta di Novara (23.3.49), fedele alla sua ideologia  seppe assumersi gravi responsabilità come dapprima ministro degli interni e poi anche divenire, per soli 15 giorni - uno dei triunviri (con G.Montanelli e G.Mazzoni), con l’incarico di capo del potere esecutivo (una specie di dittatore). Tanto che con la restaurazione ed il reintervento austriaco, fu costretto a fuggire perché – con processo in contumacia - fu condannato all’ergastolo (altri scrivono 15 anni); pena comunque commutata poi in esilio in Corsica).

Fuggito dall’esilio in Corsica nel 1856, dopo aver soggiornato brevemente nell’isola di Capraia, giunse nel 1857 a Genova ove rimase fino al 1862; dopo alcuni tentativi di trovare casa a Cornigliano presso una famiglia Dagnino in una villa oggi demolita, fissò la propria residenza a San Francesco da Paola, ospite in sanTeodoro nella villa Giuseppina ove era insediato anche il Consolato austriaco. Acquisì una attività lavorativa divenendo insegnante nel Collegio Italiano delle Fanciulle, più noto come Collegio delle Peschiere allo Zerbino, che gli lasciava liberi molti pomeriggi, che trascorreva alla Villetta Di Negro ove dai proprietari era tento un privato circolo culturale, non schivo di politica pro risorgimentale

   Gli eventi seppero dargli ragione: nel 1860 fu  promosso  deputato al parlamento subalpino, esercitando una decisa opposizione contro la destra storica e quindi proponendo una politica contraria al Cavour.

   Come avvocato divenne anche  legale dei Rubattino, per i quali vinse un’aspra e difficile disputa giudiziaria relativa allo speronamento di un loro  piroscafo, il Polluce, nelle acque di Piombino.

   Scontata la pena, tornò in Toscana, nel suo podere in località Fitto Cecina, dedicandosi alla attività di romanziere storico legato a Mazzini.

Morì a Cecina,(località ‘la Cinquantina’) il 23 sett.1873.

    A suo nome, a Genova nel quartiere di san Teodoro, è titolata la S.M.S. nata nel 1894 (28 gennaio) con primo presidente il mazziniano iscritto alla Giovine Italia, Salvatore Voaggi.

 

BIBLIOGRAFIA

-AA.VV.-Dizionario biografico degli Italiani-

-DeLandolina GC.-Sampierdarena-Rinascenza.1922-pag.44

-Enciclopedia Zanichelli

-Novella P.-Strade di Ge.-Manoscritto b.Berio.1900-pag.17

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.921

-Remedi A.-ricerche storiche personali-2010