PROMONTORIO: -salita Promontorio da via sant’Antonio all’incontro con via alla chiesa
-piazza Promontorio da corso dei colli a via Porta Angeli
-via alla Chiesa di Promontorio da pza all’incontro con salita
-via alla Chiesa di Promontorio e fossato di san
Bartolomeo : dalla salita P. all’incontro con vico Imperiale
Questi nomi, di origine ed uso popolare, furono sanciti dal municipio di San Pier d’Arena nell’anno 1900 con delibera che definiva i nomi, e con applicazione - dal genn.1901 - delle targhe in marmo per opera dell’impresa Calvi-Rebora-Barabino.
Tale decisione permase sino alla modifica, approvata circa nell’anno 1926 con il cambio di tutti i nomi.
===la SALITA: corrisponde all’attuale salita Salvator Rosa.
Di una ampia fascia di terreno posta in alto ed a ponente della salita, si possiede la lunga cronologia causa una vertenza giuridica condotta da don Brizzolara parroco di Promontorio che ritrovò i vari documenti di possesso.
==il 18.5.1683 in enfiteusi le “villa, macerie e peschiera sulla Costa di Promontorio” (posti ad est con la strada pubblica, ad ovest col fossato, a tramontana con eredi Locatti(?) ed a sud col mag.co Ottaviano Imperiale) furono dati in affitto da Franco Maria Imperiale q. GioGiacomo, a GioMaria Firpo q. Antonio. ==Finita questa locazione, il 15.8.1707 lo stesso FrancoMaria affittò per tre generazioni al sig. Antonio Negrone q. Ambrogio (e ne usufruì il figlio Ambrogio). ==Finita anche questa, il 7 aprile 1767 da Placido Imperiale di sAngelo q.Giulio q. FrancoMaria fu consegnata (“venduto il dominio utile”) a Giovanni Merello q GB anche a lui per tre generazioni (ne usufruirono la figlia MariaTommasina moglie di GioFranco Rollero ed il nipote Giuseppe che estinse i Merello nel 1810).
==Da questi, il 14 aprile 1810 passò prima a Narizzano Nicolò fu Stefano ==poi il 12 settembre 1823 a Viotti Tomaso fu Dom.co sempre con l’onere di pagare ancora un canone annuo agli Imperiale. Da esso –non specificato quando- entrò in possesso della
==Romairone Antonietta fu Franco e fu Gnecco Paula. Il 25 febbraio 1839 faceva testamento, che morendo 62enne il 10 gennaio dell’anno dopo in Promontorio divenne esecutivo, lasciando ad un avvocato esecutore testamentario Garibaldo GB delle precise volontà, ‘ne varietur’: “ A) essere sepolta in Oregina; B) mi saranno fatti due funerali, cioè, uno nella parrocchia ove morirò con 24 torcie di Libbre Cinque ciascuna al feretro, Ventiquattro Candele di una libbra ciascuna all’Altare maggiore, e quattro Candele di una Libbra ciascuna ad ognuno degli altri Altari, ed altre cere solite; ed eguale dove verrò sepolta”; C) mille messe lette secondo la mia intenzione coll’elemosina di lire una e centesimi sessanta per ciascuna Messa; D) omissis, per oggetti a varie persone, parenti e servitù tra cui la villa sottodescritta alla cameriera Pittaluga Francesca vedova Pirandello ed una casa al servitore GB Pirandello finché vivevano); E) una Cappellania laicale -gestita dai Fabbricieri, dai vari parroci cappellani di Promontorio e dall’esecutore Garibaldo, collettivamente- per celebrare una messa quotidianamente anche a comodo della popolazione e per far scuola gratis nei giorni feriali ad otto ragazzi maschij (sic) di detto luogo di Promontorio. Quest’ultima cappellania proveniva dall’usufrutto di due lotti di terreno “siti in salita Promontorio confinanti ad est con la salita stessa: il 1°) composto di “al civ.15, villa fruttiva, olivata, vignata e seminativa con due case di affitto con i civv. 11.12.13, con terreno a ponente sino al fossato, a nord con dott. Canevaro ed a sud con secondo lotto; il 2°) al civ. 9 villa fruttiva, olivata, vignata e seminativa con casa colonica confinante a ponente col fossato ed a sud con la salita Promontorio e proprietà Carossino Alessandro”.
L’ eredità della Romairone subì complicazioni legali:
= nel 1853 in Tribunale tale signora Giuditta Gnecco q.Emanuele e vedova di Pietro Gnecco, presentò un documento del 26 aprile 1841 aver avuto in dono dalla duchessa donna Carolina Imperiale figlia del fu principe d.Giulio autorizzata dal marito duca GB Capece Pisicelli e residenti a Napoli, attestante il pieno dominio della villa con casa in Promontorio.
= nel 1866, ripetute nel 1869, sopravvennero delle leggi di soppressione di alcuni ordini religiosi eversive dell’asse ecclesiastico, con incameramento dei beni da parte dell’Economato di Torino: questa legge rese vacante l’abbazia di Promontorio –anche se gestita da don Rivano?quale supplente- fino al maggio 1893 quando fu affidata a don Brizzolara (anche se il governo torinese gli rifiutava pertinacemente l’Exequatur alla bolla pontificia che lo nominava abbate Parroco di Promontorio secondo la tradizione dei secoli passati) che rivendicò i benefici incamerati da altri: venne fuori che il figlio dell’avvocato, avv. Edoardo in conseguenza di quelle leggi aveva rivendicato per sé i beni e li aveva svincolati a suo nome; dovendoli restituire pattuì un compenso economico che però non fu in grado di onorare per cui il parroco andò in causa civile, che vinse, ottenendo che i terreni fossero venduti all’asta.
= il civico 9 (intanto divenuto civ. 14 nel 1895 era stato venduto alla famiglia Mongiardino; e nel 1897 era conduttore dei terreni Sbarbaro Giuseppe. Il civ.15 (divenuto 22) era abitato da Gaetano Sbarbaro, poi dalla sua vedova Vernazza Teresa e poi nel 1895 da Giuseppe Parodi. I civv. 11 e 12 (divenuti 16 e 18) erano ai fittavoli Mantero Francesco e Gazzo GiovanniBattista. Il civ. 13 (divenuto 20) nel 1897 era divenuto inabitabile ma era stato restaurato dalla signora Bellona Maria. Il tribunale vendette il lotto superiore a Rossi Serafino fu Carlo, residente in piazza Fossatello a Genova, per 6720 lire e che poi lo rivendette all’avv. Girolamo Parodi nel dic.1899; il lotto inferiore alla signora Bellona, moglie dell’avvocato Parodi Girolamo, per 5500: cosicché l’avvocato ottenne un vasto terreno ex Romairone per sole 13mila lire contro il valore reale di oltre 200mila.
Sappiamo quindi che prima dell’anno 1900, dalla via sant’Antonio (via N.Daste), la salita Promontorio arrivava sia alla chiesa che alla piazza omonime, cosicché tutta la crosa aveva un nome unico.
Le cose andarono a complicarsi alla fine dell’ anno 1901, con il frazionamento dei singoli tratti: venendo così interrotta la titolazione all’incrocio con la crosa proveniente dalla chiesa, dal trogolo (allora vi abitarono : al civ. 1-2-3-4-5 eredi Dellepiane ; 6 proprietà ospedale civile ; 7 eredi Ronco ; 8 Carrozini ; 9-11-12-13-15 avvocato Parodi (in una di queste visse Dante Conte) ; 10 Pallavicini ; 14 proprietà municipale ; 16 vedova Berretta ; 17-22-23-26 eredi Mongiardino ; 18-19-20 Rocca Luigi ; 21-24-25 sorelle Bonnino).
Lo stesso lungo tratto divenne poi salita S.Rosa, a sua volta diviso in superiore ed inferiore.
Il Pagano/1912 riporta la residenza del pittore Angelo Vernazza (vedi sS.sRosa).
===La PIAZZA: posta sulla spianata del Promontorio sul percorso dell’antica via Aurelia, anch’essa seguì le sorti della salita omonima: così fu chiamata nel 1900 (quando vi abitarono : al civ 34 casa Frixione ; 35-36 casa Barabino Angelo ; 37-38 casa di proprietà municipale ; 38a casa Bianchetti Pietro ; 39 casa Frassinetti); poi ebbe il nome cambiato in piazza Mosto, poi in piazza Gandolfi, ed infine ha perduto la titolazione quando è stata inglobata in corso L.Martinetti.
Carta del Vinzoni, 1757. La prima casupola appare
essere di Domenico Drago; quella dopo – come piantina sotto – di Parodi (qui, Lorenzo)
Fu ovviamente la mèta, di più d’una stradina a salire (o scendere, ovviamente) dalla spiaggia alla strada romana, tutte collocate sulla cresta di un crinale (anche se non tutti allo steso livello e quindi sia con vallette intgermedie di diversa profondità e sia altrettanto di un anfiteatro a valle più o meno largo); strade come oggi –a ponente-: via Castelli-salita s.Rosa; oppure via Gioberti (o vico Stretto s.Antonio)-Franzoniane-salita s.Barborino; ed –a levante (via Imperiale)=via D.Chiesa -v.Balbi Piovera-via Derchi; oppure via GBCarpaneto-via sBdFossato-sal.DConte.
Nel 1924 da Balbi Settimio fu fatta richiesta poter costruire un villino di quattro piani, a sinistra del Corso dei Colli a salire, pochi metri prima della piazza; ma evidentemente non fu concessa non esistendone tracce anche se si definisce “in sostituzione di botteghe”. Nella mappa allegata, la via alla Porta degli Angeli ovviamente passava sotto il palazzo e, dalla piazzetta verso monte (nel disegno, dietro la casa progettata) saliva un sentiero che portava ad una costruzione definita “Lazzaretto” (che è lo Scaniglia Tubino).
pianta del piano terra, settecentesca, delle prime case poste sulla piazzetta.
La più grossa (A) è la ‘villa Gerolamo Beviacqua, con sul retro la ‘piazza nel’Osteria’ ed un pozzo nel muro trasverso.
Della B non è citato il proprietario; mentre a sinistra di A c’è la casa di Giuseppe Parodi
La C appare essere di Giovanni Giustignani.
Ospitò le antiche osterie-trattorie:- del ‘Bagasciu’, gestita da Angelo Barabino (figlio della Gilda che gestiva il locale dal 1896 ; morto nel 1930, gli successe Attilio fino a circa il 1950; si racconta che nel 1920 in corrispondenza della ‘Conferenza di Genova e Rapallo’, ospitati a mangiare, andarono in visibilio i ministri degli esteri francese –Petain-, ungherese –Kagas-, cinese –Teching Ha Gong e russo –Cicerin-); -della ‘Rosa’ (il trattore era originario dalle terre del santuario della Vittoria, e vi rimase sino al 1980 circa); -‘Africa’ di Luciano Rivelli.
Una lapide a ricordo dei Caduti nella guerra del 1915.18, cita:
“ Promontorio e Belvedere ai suoi gloriosi caduti in guerra - 1915-18 - il cap. Molaschi Giuseppe – serg. Mora Francesco – cap.magg. Bevegni Andrea – cap.magg. Bruzzo Agostino – cap.magg. Lanfranchi Raimondo – sold. Bozzolo GB – serg. Sporta Carlo – sold. Bruzzo Enrico – Cappanera Antonio – Mascardi GB – Molinari Erminio – Podestà GB – Solenià Mario“.
Una seconda lapide collocata nell’ago 1959 ricorda i partigiani con lo scritto: ”per l’avvenire luminoso della patria – per la grandezza di un ideale - trucidati dai nazifascisti – i partigiani – Andreani Amedeo – Lavelli Ugo – Lertora GB – Massa Antonio – Parodi Adriano”.
===La “VIA ALLA CHIESA DI PROMONTORIO” divenne nel 1900 quel tratto che dalla piazza arriva al bivio con salita S.Rosa, dove c’era il trogolo.
===La “VIA ALLA CHIESA DI PROMONTORIO ED AL FOSSATO DI SAN BARTOLOMEO”, divenne titolo per il tratto che va dal bivio con la salita Promontorio, sino al bivio con la “salita san Bartolomeo” (salita D.Conte che porta al Fossato), e con vico Imperiale (via G.B.Derchi, che ora finisce in via Carrea) (vi abitavano al civ 6 casa Opera pia Brignole Sale DeFerrari ; al 7-8 canonica della chiesa ; al 9 Pizzorno Raffaele).
BIBLIOGRAFIA
-Archivio Storico Comunale
-Archivio parrocchiale abbazia Promontorio
-Opuscolo “Progetto per strada a monte”
-Gazzettino Sampierdarenese : 9/89.8