SPAVENTA via Silvio Spaventa
TARGA : via – Silvio Spaventa
angolo con via del Campasso
angolo con via Pellegrini
QUARTIERE ANTICO: san Martino
da MVinzoni 1757. In rosso, villa
Durazzo-Currò; fucsia santuario di Belvedere; celeste, chiesa e oratorio di san
Martino; giallo, via Vicenza e Campasso.
N° IMMATRICOLAZIONE: 2853
da Pagano 1967-8
CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°: 59400
UNITÀ URBANISTICA: 24 - CAMPASSO
da Google Earth, 2007.
CAP: 16151
PARROCCHIA: s.Cuore di Gesù (Campasso)
STRUTTURA: senso unico veicolare, da via A.Pellegrini a via Campasso
È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera.
Si sviluppa a S rovesciata con un primo e terzo tratto perpendicolare alle vie Pellegrini-Campasso, e quello centrale parallelo alle due strade.
primo tratto ( a sinistra l’ala nord del mercato)
STORIA: la strada è nata nei primi del 1900, con la costruzione della prima casa (dal 1908, i proprietari dei civv. 2-4-6, non pagarono tassa di proprietà fino al 1980), ma rimase anonima. Ancora nel 1910 non compare riconosciuta ufficialmente dall’autorità comunale, però nell’elenco delle strade pubblicato in quell’anno, compare il nome aggiunto a penna (‘dalla via A.Pellegrini alla via G.Bruno, con civv sino all’ 1 ed 8’; tipico delle vie approvate nel periodo 1914-20). Infatti l’Ente Autonomo Case Popolari, istituito nel 1915, ed approvato con regio decreto il 4 feb.1917, ricevette dal Comune, all’atto della fondazione, un lotto di terreno edificabile, ed una casa già eretta nella zona.
L’ente si affidò all’ing. Adriano Cuneo, per progettare la sistemazione delle aree, ed al Consorzio Ligure delle Cooperative di Genova, per costruire. Difficoltà finanziarie impedirono di attuare il progetto; sino al 1930 quando esso si fuse nello IACP (oggi ‘Arte’), che ereditò i beni ed il programma.
Per attuarlo, inizialmente l’Ente trovò necessario chiedere la partecipazione economica delle varie industrie cittadine ritenendole responsabili e beneficiarie del grosso afflusso immigratorio. Da allora, il tratto fu completato con altri edifici a speculazione privata.
La strada, fu quindi dapprima, agli albori del 1900, considerata solo una traversale di via G.Bruno (via Campasso); poi fu collegata con via Pellegrini acquisendo autonomia e nome ben dopo il 1910 (comunque nel 1927 viene segnalata strada di SPd’Arena nell’elenco pubblicato dal Comune delle neonata Grande Genova, e di 5a categoria) e probabilmente con carattere di via privata se risulta essere entrata nell’elenco delle strade comunali solo agli inizi del 1956.
Nel 1921 viene segnalato un aumento di tasse ad una azienda esistente nella strada: ‘Garbarino e Sciaccaluga, trasporti ‘.
Nel 1956 viene iscritta nell’elenco delle strade comunali
CIVICI nel 2007:
neri da 1 a 7 (compreso 1a); e da 2 a 6
rossi da 1r a 31r (mancano da 13 a 17 e 21) e da 4r a 10r (manca 2)
Nel Pagano/40 va “da via A.Pelleghrini a via Campasso” ed ha ai civv. neri 7 s.a.Ind.Frigorifere; senza civico l’Asilo Infant.«Campasso»; nei civv. rossi: 2 commestibili; 3 fruttiv.; 27 bottigl.; 29 commestibili.
===civ .1, 1A, 3: posizionato a destra, dopo una entrata aperta di pochi metri, si accede ad un cortile sul quale si aprono i tre portoni, il primo dei quali è rialzato ed ha accesso con una breve scala esterna.
Costruito nel 1919 dall’ICP di San Pier d’Arena, copre un’area di 578 mq.; fu colpito dai bombardamenti nel ‘43-4 ed andò abbondantemente distrutto. Ciò malgrado negli appartamenti più o meno illesi trovarono ospitalità in periodo postbellico emigrati del sud arrivati per lavorare all’Italsider (baresi e napoletani, oggi normalmente integrati nella città). Fu ricostruito nel 1954 con il contributo della Cooperativa dei Carbonai genovese, da ciò il nomignolo di ‘palazzo dei carbonai’ (o ‘carbonê, camalli, coffesanti’). Il Gazzettino fornisce la versione che il nome proviene dal fatto che vi abitavano questi lavoratori (e che ‘tornavano a casa con le tracce del minerale sulle ciglia’, portando i mandilli a quadretti bianchi e rossi entro cui avevano custodito il cibo).
===civ. 2 posizionato a sinistra della strada, è probabilmente il primo civico costruito nella strada, risalente quindi alla prima decade del 1900. Viene ricordato che molti appartamenti erano di proprietà di un porcaio che aveva negozio in piazza Masnata ove era il trippaio (oggi gelateria Maracanà). Nei fondi del palazzo ed aperto anche nel retro in via Campasso 97r c’era negli anni 1950-60 una fabbrica di detersivi, specie lisciva e poligrina (di proprietà di Gallino S., ora in via Vezzani); nel retro (sempre in via Campasso) invece c’era anche una fabbrica di bottiglie di vetro e di tappi (si legge ancora la scritta sopra le saracinesche), e su questo lato la facciata fu decorata con riquadri posti tra e sopra le finestre, contenenti immagini a rilievo di stella, e di decori di fantasia (non frequente la decorazione sulla facciata posteriore e non sulla anteriore, a significato di maggior pregio della via principale).
===civ. 5: inizialmente, al posto del palazzo esisteva un rilievo tipo collinoso libero a prato con una generosa fonte d’acqua potabile; il rilievo fu spianato e vi costruirono nel 1949 una baracca adibita a depositi ferrosi di proprietà di Pittaluga, a cui fu assegnato il civ. 5; nel 1963 la baracca fu demolita, e sul luogo l’anno dopo fu eretto il nuovo attuale palazzo.
=== civ. 6: Durante l’ultima guerra, fu parzialmente colpito .
=== civ. 7: Agli inizi dell’anno 2000 si completò l’ultimo edificio eretto al posto di una vecchia fabbrica di ghiaccio, andata demolita pochi anni prima (L’industria del freddo, giudicata di sicuro avvenire, nacque nel primo decennio del secolo 1900 in genere affiancata alla produzione di birra; ma nei cinque anni dopo l’insieme delle piccole aziende ebbe un brutto ridimensionamento con spesso perdita di tutto il capitale impiegato, segnando un colpo negativo per le minori imprese industriali, a vantaggio dei grandi trusts).
neve–foto presa dal tetto della fabbrica di ghiaccio; la fabbrica nei preparativi della demolizione
e rimozione recipiente x anidride carbonica
Questa, nata nel 1933 su progetto dell’ing.civile Adriano Bagnasco, si chiamava SAIF (società anonima Industrie Frigoriferi genovesi, ed affini; si apriva in via G.Bruno 83-85r), di proprietà Ghezzi Elio & c.: veniva fabbricato il ghiaccio in lastre (favoriti dalla possibilità di attingere localmente da numerose sorgenti esistenti nella zona ed opportunamente incanalate; di infantile memoria in assenza dei frigoriferi nel ventennio seguente la fine del conflitto mondiale, col ghiaccio sia come conservante dei cibi nell’apposita madia rivestita di metallo, sia da grattare con apposita pialla per farsi saporose e rinfrescanti granite casalinghe); si caricavano bombole di anidride carbonica ed aveva dei frigoriferi atti a grossi depositi (nel Pagano/61 coesiste alla SAIF anche una VEGA srl, deposito di gelati); il figlio del proprietario con altro imprenditore Berni cessarono tale produzione negli anni 1980 trasformando il fabbricato in deposito derrate scandinave ‘Stokafiss Norge’: l’arrivo pressoché giornaliero di grossi TIR , sia per la ristrettezza di tutta via Campasso che per la secca curva per immettersi in via Spaventa fu per vari anni un gravissimo problema di traffico e posteggi. Collaborava ai grossi ingorghi la presenza negli stessi ambienti della società ‘Coop-45’ che lavorava pesci e verdure surgelati (poi trasferitasi a sant’Olcese).
Distrutto l’edificio, ne fu ricostruito uno nuovo a scopo abitazione, completato nell’anno 2000.
Nel Pagano/61 esistevano ai numeri rossi: civ.2r, Parodi Luigi-commestibili; 3r, Giordano A.-frutta; 5r canc., Pittaluga P.-ricup.demoliz.; 6r, Raddino M-latteria; 27r, Magnani O-osteria; 29r, Accornero P.-pizzic.commestib.
DEDICATA al patriota ed uomo politico nato a Bomba (Chieti) nel 1822.
A 21 anni si trasferì a Napoli, aprendo una scuola privata di filosofia, fondò il giornale politico “Il Nazionale” ove sosteneva la necessità di allearsi col Piemonte contro l’Austria e fondò una società segreta chiamata “Unità Italiana” con idee antiborboniche (Ferdinando II) e con sentimenti unitari.
Dopo pochi anni di attività clandestina, a 26 anni quando era divenuto anche deputato al parlamento napoletano, venne individuato dalla polizia ed imprigionato assieme a Luigi Settembrini e Carlo Poerio. Tutti e tre processati, vennero riconosciuti colpevoli di tradimento e condannati a morte (pena che venne commutata nella reclusione a vita, da scontare nel bagno penale di Ventotene). Un successivo provvedimento giudiziario –1859 - commutò l’ergastolo in esilio.
Così fu imbarcato per essere trasferito in America; ma quando la nave raggiunse l’Irlanda, assieme al Settembrini riuscì a sbarcare, rifugiando presso altri componenti del liberalismo italiano residenti nei paesi anglosassoni. Da Londra, scese in Piemonte attendendo un anno per poter tornare a Napoli nel 1860-1, dove – d’accordo con Cavour - fu incaricato di fomentare la rivoluzione nel nome di Vittorio Emanuele II prima ancora dell’arrivo di Garibaldi.
Durante il periodo di luogotenenza gli fu affidata la direzione delle forze di polizia (dette allora “Comitato dell’Ordine”), affrontando gravissimi problemi con somma intelligenza e provveduta severità (ma questo lo pone in situazione inversa, di servilismo ai Savoia: fino ad arrivare a eserciare per loro, lo stesso ‘spirito indomito’ che lo avevo posto a combattere contro i Borboni).
Finché in attrito con Cialdini, diede le dimissioni.
Ma intanto era cresciuta gradatamente la fiducia nel suo operato e gli incarichi amministrativo-politici: 1861, deputato nel paese natale del nuovo regno; 1862, segretario generale agli interni; 1868, consigliere di Stato; 1873, ministro ai lavori pubblici (furono in questa occasione due importanti episodi: uno che statalizzò le ferrovie romane e meridionali pur lasciandole affidate in esercizio a compagnie private causando così la sconfitta della Destra al parlamento. Secondo, di interesse genovese, lo ebbe protagonista nella vicenda con quel Raffaele DeFerrari a cui Genova ha dedicato la sua piazza centrale: quando questo banchiere, noto per la sua enorme ricchezza associata a taccagneria, si propose per regalare a Genova l’impensabile somma di 20milioni di lire-oro necessarie per costruire nuovi e decisivi moli nel porto, non fu preso sul serio dal ministro e pare che alla prima richiesta non fu ricevuto: lo Spaventa fu obbligato a chiedersi dove stava il negativo di una simile proposta, fatta da un simile personaggio, teoricamente improponibile senza esserci un tornaconto pericolosamente non evidente. Alla fine però, perorato dal Cavour , il duca fu creduto, e l’offerta venne accettata ed utilizzata per creare il molo Galliera, il Giano ed il Lucedio. Altre opere di imponente impegno vennero donate alla città dal divenuto senatore del regno e principe di Lucedio, e poi dalla sua vedova Maria Brignole Sale: doni elargiti dai due in tarda età, dopo una vita vissuta nel fruttuosamente impegnare i capitali in grandi e redditizie operazioni bancarie e di borsa, e finanziamenti di grosse imprese come il taglio di Suez).
Divenne senatore nel 1889, e nel medesimo anno eletto presidente della IV sezione del Consiglio di stato (organo di giustizia amministrativa); fu riconosciuto membro d’onore della corte reale e iscritto a molte associazioni (specie di stampa in quanto scrittore autorevole di politica, schierato a destra essendo ardente seguace del sistema parlamentare inglese con l’idea dello stato forte e capace di assicurare a tutti sia protezione che giustizia ed a cui dovevano essere subordinati gli interessi particolari).
Morì a Roma nel 1893.
BIBLIOGRAFIA
-Archivio Storico Comunale
-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 4261
-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./94-pag.447—ed./02-pag.483
-AA.VV.-L’Edilizia residenziale pubblica-Comp.Librai-1999-scheda 286
-AA.VV.-La storia d’Italia-biblioteca di Repubblica.2004-vol.18-p.389foto
-Balletti&Giontoni-Una città fra due guerre-DeFerrari.1990-pag. 151cartina
-Bampi&Oneto-L’insurrezione genovese del 1949-IlCerchio 2010-pag.5
-DeLandolina GC.- Sampierdarena -Rinascenza.1922- pag. 56
-Dolcino M.-Storie di Genova-Frilli.2003-pag.66
-Enciclopedia Motta
-Enciclopedia Sonzogno
-Gazzettino Sampierdarenese : 7/92.7
-Genova, rivista del Comune : 2/56.43
-Lamponi M.-Sampierdarena- Libro Più.2002 –pag. 161
-Novella P.-Strade di Ge.-Manoscritto B.Berio.1900-pag.19
-Pagano 1933-pag.248.1388 Pagano/61-pag.399
-Pastorino&Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1085-pag.1700
-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.10