ARMI piazza d’Armi
pianta del 1903. La “P. d’Armi” è affiancata dal ‘Parco Campasso’(treni) collegato al porto ‘a doppio binario’, è separata dal torrente da alcune linee ferroviarie delle quali una ‘sussidiaria’; e sovrasta di poco un ‘Parco Forni’.
In questa data, via Campasso iniziava ancora con via Vicenza; a sinistra della strada centrale, le ultime case incluse in un muro di cinta, sono probabilmente lo stabilimento di Wilson&MacLaren. La zona ‘Rivarolo inferiore’, è già a Certosa.
Nome non ufficiale, ma di larghissimo uso popolare per indicare un territorio abbandonato (prati facilmente infarciti d’acqua nei periodi piovosi perché sbocco dei vari torrenti - allora non incanalati - provenienti da Belvedere o dall’esondazione del Polcevera) corrispondente attualmente - in senso sud-nord al terreno tra vico Chiusone e oltre via Campi, ed est-ovest- tra il Polcevera, e la “strada per Busalla” (la prima a tagliare quel terreno, essendo stata costruita nel XVIII secolo e limitante a ponente il quartiere del Campasso). Non corrisponde quindi ad una piazza definita, quanto piuttosto ad un lungo e largo terreno, avente il centro nella attuale zona di via Porro. Èscritta infatti come “vasto margine del greto, che servì per l’addestramento dei soldati” tra i quali vengono ricordati pure degli “spaesati” soldati libici probabilmente di stanza a san Benigno.
A Genova la zona omonima era quella racchiusa tra il torrente Bisagno e le mura (le Fronti Basse, da Montesano alle mura di SantaChiara) corrispondente oggi a piazza della Vittoria.
Questa piana, fu usata nel 1746 dalle truppe austriache al comando del generale Brown, dopo aver superato la Bocchetta, di ritorno dalla “guerra di Finale” dopo aver sconfitto i franco spagnoli alleati. Il 4 (altri scrivono il 6) settembre, una pioggia torrenziale determinò una improvvisa piena del Polcevera, che, brutale ed impetuosa, spazzò via il campo e - si dice- distruggendo le masserizie ed annegando moltissimi soldati. In quell’occasione, Genova - seppur neutrale - fu vessata dall’invasore austriaco, il quale, con la sua arroganza, causò poi il moto di ribellione, di cui fu protagonista il Balilla (5 dicembre).
Nei molteplici assalti che nei secoli la Repubblica dovette subire da truppe di terra, il comodo spiazzo, inusuale dopo le impervie vie dell’Appennino, praticamente sempre fu utilizzato ad uso militare fino all’ ultimo l’assedio del 1800, di cui fu protagonista il gen. Massena, durante il quale il tiro delle artiglierie, già di lunga portata, impedì a pieno lo sfruttamento dell’area a scopo militare, salvo essere poi usato per le esercitazioni dei soldati. Infatti, Tuvo cita che il 26 maggio 1825, il re di Sardegna e la corte, dopo aver transitato per San Pier d’Arena «...sul grande stradone di Polcevera assisteranno alla grande parata militare. Le truppe sono agli lordini del generale barone Righini. Il governatore del Ducato, a cavallo, affianca la carrozza del Re. Dopo la rassegna le truppe sfilarono seguite dall’artiglieria e da uno squadrone di cavalleria e formarono le masse lungo la strada di San Pier d’Arena in riva al mare. Qui, nuovamente schierate in ottimo ordine, al suono delle fanfare militari, furono ripassate in rivista dal cocchio reale, mentre i sampierdarenesi, festanti, tributavano calorose manifestazioni ai Sovrani diretti verso Genova. Sia alla prima rivista in Polcevera che quella lungo la strada della Marina in San Pier d’Arena veramente straordinario fu il numero delle persone accorse per assistere allo straordinario avvenimento e furono contate anche numerosissime carrozze che portavano da Genova o dagli altri Comuni vicini, persone di ceto più elevato. A San Pier d’Arena erano convenuti anche i membri del corpo diplomatico e distinti signori, dicono le cronache».
Nella prima metà dell’800, si iniziarono a costruire delle fabbriche: la corderia Carrena-Torre, si installò poi vicino al Chiusone (chiamato pure 7ª roggia), occupando 3000mq; vicino aveva una casa Rebora, circondata da orti, ed una piccola fabbrica di candele.
Nel 1850-3 il secondo taglio dopo la strada principale, fu il tracciato dalla ferrovia Torino Genova .
Nel 1865, un appezzamento vicino alla corderia, divenne proprietà degli scozzesi Wilson e Mac Laren, che lo usarono per impiantarvi una fonderia, lasciando solo delle carreggiate traverse per il passaggio dei carri che andavano a prelevare ghiaia nel torrente. Queste grosse imprese e la loro mano d’opera, fecero ben presto nascere l’impellente bisogno di case popolari, erette dapprima nella zona del Campasso, favorendo così la crescita dei rioni locali.
Nel 1870 ci fu un tentativo speculativo di far passare la zona sotto giurisprudenza del comune di Rivarolo; ma la petizione non fu accettata.
Nel 1873, una grande fetta longitudinale centrale, tra le case del Campasso e la strada principale, venne ceduta alle ferrovie; esse eressero i propri tracciati, che troncarono il vasto appezzamento, in due terreni longitudinali separati, uno per un parco treni e l’altro per le vie veloci.
Nel 1892 Genova si apprestava alle programmate manifestazioni del 4° centenario della scoperta dell’America: piazza d’armi fu destinata a gare ippiche: vennero erette delle tribune ed una staccionata per manifestazioni di trotto, galoppo, ostacoli, regolamentare anche a livello internazionale; la gara ebbe grosso successo: sviluppatasi a fine agosto andò seguitissima con fantini e cavalli provenienti da tutta Italia (valutando le difficoltà di trasporto degli animali). Ma l’ippodromo finì male perché in autunno un violento nubifragio e straripamento del torrente fecero crollare i palchi e steccate, ammucchiando tutto il legname contro il muro di cinta della limitrofa fonderia Wilson, segnando la fine dell’evento sportivo. Ciò non ostante, le autorità si accorsero del potenziale utile allo sport della zona aperta, ed è notizia pubblicata sul Il Secolo XIX del 1898 dell’invito fatto dalla soc. Sampierdarenese FootBall Liguria di un ciclo di esercitazioni nel nuovo sport, onde adire ai giochi di ginnastica indetti a Torino, promossi dal ministero della P.I (‘tutti possono partecipare nelle domeniche alle 13,30 con la modica spesa di una lira all’entratura e 50 cent mensili’).
Nel marzo 1904, il Comune acquistò l’area residua. Nella zona attualmente di competenza rivarolese, in fondo all’attuale via W.Fillak, fu posto il primo casello del Dazio (popolarmente chiamato “delle donne gravide” perché numerose erano le donne che fingevano “il pancione” per nascondere cibarie da passare, sperando non essere perquisite). Con il ponte ferroviario, il casello fu trasferito di fronte all’imbocco di via Campi.
Nel 1905 il popolo fu qui radunato perché si sensibilizzasse alle opere pubbliche, tra cui l’erezione del monumento a Garibaldi. Fu una giornata trionfale, coronata dalla presenza del re e regina: avvennero le esibizioni degli atleti, la sfilata delle varie associazioni in un tripudio di bandiere, i concerti della banda ed i cori dei fanciulli sampierdarenesi (circa 500).
Sabato ore 15 del capodanno 1911, Luigi Malagò pilota - non ufficialmente brevettato - di un Bleriot; annunciò con manifesti i suoi voli “in ritardo causa le continue pioggie (sic)” che “non permisero la costruzione dello steccato e la sistemazione della Piazza d’Armi di SAMPIERDARENA”;
Nella prima grande guerra, furono innalzate delle baracche per ospitare soldati provenienti dalle colonie in attesa di essere inviati al fronte o sostituti di operai andati in guerra che avevano lasciato la fabbrica carente di personale.
Però spazio ancora doveva persisterne se ancora negli anni 1918-30 - specie nella bella stagione - la zona era sede degli esercizi della Ginnastica Sampierdarenese (corsa, lanci, salto, ecc.) nonché mèta di scampagnate e di giochi -bocce ma soprattutto tamburello (allora campioni d’Italia: il 28 febb.1925 la società locale N.Barabino, col versamento di 75 lire per il contratto e 500 d’affitto annuo pagato al capostazione che operava a nome delle FF.SS., ebbe in affitto lo spiazzo occupato ora dalla fila di case a ponente di via Porro per uso esclusivo di sferisterio per il gioco del tamburello: fu costruito un complesso completo di spogliatoi, tribuna in legno, servizi. Vi rimase fino al 1935. Famosi cognomi –allora conosciutissimi da tutti- il Bruzzone, Caorsi, Caneva, Ottonello. Negli anni 2000, questo gioco è ancora in auge nel Basso Piemonte (vedi a via Storace)) e foot ball (iniziandovi a giocare sia i marinai inglesi che i numerosi tecnici anglosassoni richiamati dalle fonderie, possiamo ben pensare che i prati furono la culla del calcio italiano, beneficiandone per prima il Genoa Cricket and football club (nato il 7 settembre 1893 a seguito di quelle prime pedate). Nel gioco del calcio locale, il prato viene ricordato soprattutto negli anni venti - quando Sampierdarena faceva ancora comune a sé - ospitò il primo “derby cittadino” di foot-ball, col Genoa, il quale vinse “fuori casa” contro la Sampierdarenese).
L’utilizzo del terreno ad uso abitativo diede il via a ché pochi anni dopo la prima guerra mondiale (dal 1920 circa), si iniziassero a costruire i palazzi, le cosiddette “case dei ferrovieri”, prospicienti via Porro; sono le ultime e più attuali ad insediarsi nella zona, eliminando in forma definitiva l’ultimo residuo di spiazzo aperto.
Il Pagano/1925 segnala nella piazza la sede dell’acquedotto Nicolay, tel, 42-001 (dato che erano anche in via Argine del Polcevera, è possibile che la sede fosse la stessa e, per comodità e miglioria, aperta anche da questo lato).
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