Indice delle date
1540 (ca) -Sconosciuto Nordico
1700 (1ª metà) – Pittore Ligure Sconosciuto
1700 (1ª metà) tedesco sconosciuto
1894-PORRO –Istituto Idrografico d.M.
Commento
Penso sia un modo come un altro, per dimostrare affetto, amore o passione, a una persona, cosa, animale, averlo riprodotto in ritratti multipli; e non stancarsi, anche se poi l’abbiamo sotto il naso tutto il giorno. Perché fissare una immagine non è bloccare o rifiutare l’evoluzione del tempo, ma spiegare al nostro inconscio il perché abbiamo quel preciso e - inspiegabile in altro modo – sentimento. Vale per i familiari, ma anche per tutte le cose che rientrano nel circuito dell’affetto, da un viaggio alla propria città.
Così, scoprire e proporre l’iconografia della propria città – e per me trattasi di san Pier d’Arena - sia sotto forma di pittura, affresco, quadro, statua o fotografia, con le tracce di case, di strade, di giardini, è come capire il perché oggi la realtà è questa che vedo dalla finestra rispetto quella che l’immagine mostra: un edificio – per esempio - non è lì per caso, ma voluto da uno antico concittadino che amava stare qui, e quindi una traccia del passato che è viva ancor oggi.
Le immagini hanno quindi il compito della conservazione della memoria del tempo passato. Quelle che riguardano l’antico borgo di San Pietro d’Arena iniziano con segni simbolici appena tracciati, perfino ingenui nella loro primitività, per secoli - sempre e solo - nel margine di ponente della città di Genova. Per migliorare la descrizione, occorre aspettare molto tempo, e gradatamente; solo quando il borgo acquisì importanza autonoma (e allora effigiato più di tutti gli altri sobborghi di Genova) quasi come un lavoro di rifinitura nella quale si vedono aggiungere all’insieme centrale anche le cose belle e significative periferiche.
Eccetto le prime rappresentazioni (da noi ricordato con una strada, è solo il cartografo Battista Agnese), atte a soddisfare qualche nobile o principe, con poco di vero misurato e quindi rappresentate con schemi figurativi grossolani, via via l’illustrazione diventerà sempre più raffinata e precisa a partire dal 1700 (la carta del Vinzoni è tipica della pignolesca suddivisione territoriale – non scevra di minimi errori nelle attribuzioni ma non nella distribuzione del territorio) sino ad arrivare al dettaglio del secolo successivo, che a sua volta verrà soppiantato dalla fotografia e poi oggi dalle immagini satellitari.
Iniziando dalle simboliche raffigurazioni dal XI al XIV secolo, si passa al quattrocento, quando – come dicevo sopra - l’immagine è solo di Genova. Gli studiosi segnalano che delle iniziali documentazioni iconografiche della città, poche sono sopravvissute (scomparse quella ordinata in affresco al Vasari nel 1484, ordinata da papa Innocenzo VIII; e quella del 1497 ordinata da Francesco Gonzaga a Bellini). Esistenti invece una del 1481, fortunatamente ricopiata del De’Grassi; una del Foresti del 1486, ed una di Schedel del 1493.
Del Cinquecento invece, si segnala un affresco datato 1513 esistente in una chiesa sul Lago di Lugano; ed uno di Giorgio Vigne che se pur riferendosi a 1512-4, fu dipinta un secolo dopo. Quindi gratitudine a quegli incisori, pittori, militari che ci consentono confronti – nel bene e nel male - dell’evoluzione dell’uomo nella corrispondente evoluzione dell’ambiente in cui visse.
Nel seicento, inizia e prolifica la stesura di carte a più preciso scopo militare: ruolo importante nel confermare la visione dal mare (unico modo per poter agevolmente aggredire la città) con le sempre più definitive rappresentazioni a volo d’uccello (o assonometriche, o a cavaliera).
Sono frutto delle ricognizioni preliminari degli ingegneri di imperatori o dei re (specie di Francia, per futuri bombardamenti o assalti): essi vennero allora alla ricerca di fortificazioni e dei dettagli utili allo schieramento delle proprie forze.
Nel settecento, il miglioramento delle tecniche riproduttive, come la litografia, resero disponibili - commercialmente parlando - le immagini da stimolare sia i numerosissimi viaggiatori stranieri verso una città da visitare (vere guide turistiche ante litteram, come i “Souvenirs de Gènes” di produzione francese) e sia i commercianti e finanzieri da confortare, come con una garanzia, attraverso l’imponenza della città rappresentata.
Nell’ottocento la stampa dei libri si fa più completa e l’iconografia esce dalle incisioni e si allarga alla pittura di paesaggio; in particolare a noi interessa il vedutismo (Garibbo, Cambiaso) che ripropone l’immagine come vista dall’autore e come era precisa rappresentativa ai suoi tempi.
Nel silenzio di una carta, c’è tutto il chiasso di migliaia di anni.
Anche la cartografia è un tipo di cultura: rappresenta una immagine fissata in una determinata età, con le caratteristiche del luogo e dei tempi altrimenti non evocabili mentalmente neanche leggendo i libri.
-AA.VV.-Genova Genova-ed. Secolo XIX-1992
-ACCINELLI FM-Atlante Ligustico-Tolozzi-pag, 33.118.
-BARLETTARO&GARBARINO-la raccolta cartografica deArch.DiStato
-BO Carlo-chi di genova negli scritti di autori stranieri-ERI-
-BRIZZOLARI-Storia di Genova sul mare-Vallecchi
-BRUNETTI&MAZZINO-Guerre e guerrieri genovesi-NEG-
-MAGNALI Lauro-Il tempio di Venere-Sagep
-PATRONE&PLENGINO-LaLiguriaDiPonente-v.3-Cambiaso
-POLEGGI-Iconografia di Genova-e delle Riviere-CARIGE-Sagep.-1976
-VINZONI M.-pianta delle due riviere-Sagep-pag.84
- Foresti Jacopo - Supplementum Chronicarum di -1486
- Schedel Hartmann-Liber Chronicarum1493 ill.Wolgemut-non descrive SPdA
-Hoefnagel Joris-Civitates Orbis Terrarum – inciso a Anversa- n.1572
da chiarire
-carte eguali e copiate, tipo De Grassi
-BORDONI (__-1615)
-Porro